LEONARDO CERINI DI CASTEGNATE
Il visconte Leonardo Cerini di Castegnate, laureato in chimica industriale ai primi del ‘900, era figlio di un industriale della tintoria dei tessuti . Persona ecclettica, amante delle arti, sposò Rita Bonecchi (anch’essa figlia d’industriali tintori), vedova e madre di una bimba di nome Clementina (Tina Morganti): dalle nozze, il 17 aprile 1918, nacque il figlio Livio. Nel 1927, brevettò (primo al mondo) un sistema a costo irrisorio per il recupero della soda caustica utilizzata per la lavorazione del rayon. L’invenzione di Leonardo Cerini, brevettata come “dializzatore Cerini”, gli procurò grande notorietà in tutto il mondo. Nel 1931, per via di un gravissimo incidente la moglie Rita morì, lasciando orfani i figli.
Altre invenzioni sono dovute al suo ingegno, come il “Cafioc” , il “Ghiaccio Secco” e “Peplos” (tessuto non tessuto). Per i suoi meriti, fu insignito dei titoli di Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di Gran Croce dei Cavalieri di Malta e della Mercede. Fu un esempio anche sul fronte della solidarietà come finanziatore dell’Ospedale di Circolo di Varese, del giornale La Prealpina e in numerose altre attività. Re Vittorio Emanuele III lo insignì del titolo di Visconte, titolo poi ratificato con il predicato “di Castegnate” . Si occupò, con il Conte Bonzi, anche di cinematografia e fu tra i produttori di capolavori della portata di “Piccolo mondo antico” e “Giacomo l’idealista”. La sua villa di Castellanza era frequentata da personaggi di spicco del mondo industriale, scientifico, culturale e artistico. Leonardo Cerini fu padre amorevole nei confronti del figlio Livio: lo educò all’amore dei libri e delle arti e lo indirizzò alla sua stessa facoltà di Chimica Industriale.
LIVIO CERINI DI CASTEGNATE
Industriale per necessità, come lui si descrive, scrittore appassionato di gastronomia per vocazione, si è dedicato al recupero dei sapori della tradizione, che considerava ormai scemati e confusi in un guazzabuglio che nulla aveva a che fare con le ricette originali. Iniziò così il suo lavoro di ricerca all’interno dell’ambiente familiare (che prediligeva la cucina tradizionale lombarda nelle sue varianti stagionali), e fu meticoloso nel redigere le ricette, in modo che, seguendole alla lettera, il sapore della pietanza fosse fedele alla tradizione. Cucinò egli stesso i piatti secondo ricette che poi avrebbe catalogato, determinando anche i precisi tempi cottura e perfino il peso in grammi della presa di sale dalle dita di uomo, piuttosto che di donna.
Mario Spagnol della casa editrice Longanesi lo considerò “Il De Maistre della cucina”.
Ha pubblicato numerosi libri dedicati alla sua passione tra i quali ricordiamo : “Il cuoco gentiluomo”, “Il gentiluomo in cucina” e “Il grande libro del baccalà”.
Le fotografie del “Fondo famiglia Visconti Cerini di Castegnate” risalgono ai primi decenni del Novecento e si riferiscono ad alcuni esponenti della famiglia e a loro amici, ritratti in momenti di svago oppure in fotografie in posa. Gli scatti sono ambientati principalmente nella Villa e nel Parco di Castellanza, oltre che in località di villeggiatura quali Macugnaga e Forte dei Marmi.