ALTOMILANESE
23 Comuni, 6 fotografi, un territorio
Fotografie di: Giuliano Leone, Roberto Bosio, Roberto Venegoni, Claudio
Argentiero, Silvia Lagostina, Giovanni Mereghetti
Non è facile definire chiaramente i contorni del territorio di cui
vedremo le immagini, e
del resto – se è importante per l’Archivio Fotografico Italiano porre le
giuste etichette alle cartelle, stampate o online, che raccolgono il
meritorio lavoro di conservazione – non lo è altrettanto per chi si trova
a vivere emozioni proprie di fronte alle immagini scattate tra quel che
vediamo oggi e il secolo appena lasciato.
Vivere tra Milano e Varese ha i suoi pro e i contro: a un passo dalla
metropoli, sono diversi i circuiti dinamici. Il lavoro e il commercio hanno
trasformato, senza porsi troppi problemi quantitativi e qualitativi, un
paesaggio che solo i più vecchi ricordano.
Un reticolo di strade, con corsie in perenne aumento, per spostarsi
incessantemente altrove, incapaci di godere il luogo in cui si è, forse
proprio perché cambiamenti stressanti e pressanti hanno dimenticato
un aspetto importante dell’umana presenza che qui alberga da secoli
(lo sfondo, se pensiamo a quella fotografia che è poi per molti la pittura
di oggi): la natura che soffre l’incombere di una incontrastata modernità
senza nemmeno più l’alibi dello sviluppo e della creazione di lavoro e
benessere condiviso.
Come diceva bene il prof. Pietro Cafaro nel suo libro sull’Alta pianura
milanese “L’uomo che abita queste terre è costantemente alla ricerca di
una strada per poter fruire al meglio delle scarse risorse disponibili:
ritrova nei vantaggi di un commercio protratto su uno scenario che
travalica fiumi, laghi, monti e mari, lo strumento per la propria
emancipazione. Ed è lo scambio di conoscenze e di informazioni
derivate da questo precoce ‘girare per il mondo’ a suggerirgli nuove
attività di trasformazione: spore che, colte ai quattro angoli del mondo,
si accasano tra Ticino e Olona”.
Sarà dunque la sensibilità degli autori che andremo a conoscere a
raccontarci quel che sono, e sono state, le nostre terre: scatti non veloci,
senz’altro empatici, animati dalla sincera urgenza di aiutarci a
ricordare, e definire, i luoghi che abitiamo, dandoci così modo di
comprendere meglio il nostro ruolo nella commedia umana che in
questo palcoscenico di provincia si srotola nel tempo. Per difenderne
storia e natura: protagonisti senzienti, non inconsapevoli comparse.
(Luigi Marinoni)
Il fondo è composto da oltre 500 immagini.