Fondo Fotografico Salvatore Tubo

Le Ciminiere di Busto Arsizio


Biografia

Salvatore Tubo. Nato nel 1956, vive e lavora a Busto Arsizio in provincia di Varese.
Si diploma come Perito Tecnico per l’Industria della Maglieria ma in realtà, per quasi tutta la sua carriera lavorativa, si occuperà di sistemi informatici per l’ufficio tecnico, di disegno CAD, di cartografie e di banche dati per il Comune di Busto Arsizio. Ciò gli permetterà di acquisire una approfondita conoscenza del territorio e di sviluppare una particolare curiosità per alcuni elementi che lo caratterizzano.
Fotografo amatoriale sin dalla giovane età, dopo una breve pausa dell’attività fotografica approda al digitale nel 2007 e a seguito di timidi successi, apprezzamenti e tanta voglia di crescere, aspira ad una fotografia più consapevole e ragionata iscrivendosi al Circolo Fotografico Bustese con il quale partecipa attivamente per la realizzazione di mostre collettive e personali.
Spazia fra i diversi generi fotografici e si dedica alla realizzazione di audiovisivi fotografici alcuni dei quali sono stati proiettati in manifestazioni pubbliche oltre che in alcuni circoli fotografici della zona.
Ama le passeggiate in mezzo alla natura dedicandosi anche alla caccia fotografica.
Unisce la passione per la fotografia con quella altrettanto antica per la musica seguendo i concerti, in prevalenza jazz, proposti nella sua zona. Molte delle sue fotografie sono utilizzate per manifesti e brochure di eventi musicali.

Le ciminiere di Busto. Il perché di una raccolta fotografica.

L’origine di tutto sta sicuramente nel fatto che, parcheggiando tutte le mattine nei dintorni dell’ex Calzaturificio Borri per recarmi al lavoro, mi sia caduto l’occhio, più di una volta, sulla ciminiera accanto al fabbricato, forse perché colpita da una luce particolare del mattino o del tardo pomeriggio o forse solo per la sua imponenza.
Fatto sta che ad un certo punto mi prese la curiosità di cercare dove fossero tutte le altre, considerato che Busto Arsizio era un tempo definita “la città delle 100 ciminiere”.
Ci misi poco a scoprire che ne erano rimaste ben poche e molte di queste ridotte in altezza.
Non sospettavo però che la curiosità si sarebbe spinta oltre e che la ricerca avrebbe comportato la lettura di documenti e pubblicazioni sulla storia di questa città che, tra la fine del XIX° e gli inizi del XX° secolo, fu caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti ed in particolare della attività di lavorazione delle fibre tessili. Tale sviluppo portò alla trasformazione di quella che era una antica tradizione artigianale in una fiorente attività industriale e nel contempo favorì una vera trasformazione della città anche in campo edilizio ed urbanistico. Come afferma in “Conoscere la città di Busto Arsizio” Augusto Spada “l’accelerazione dell’industrializzazione trasforma la città in un immenso opificio e introduce nel paesaggio urbano i nuovi simboli di una religione laica: le cattedrali sono gli immensi stabilimenti, i loro campanili le ciminiere”.
Ho cominciato quindi a vedere le ciminiere come un patrimonio storico da salvaguardare, l’esile traccia, assieme a poche altre, che ancora può stimolare la conoscenza delle origini della propria città e capire il carattere di chi la abita.
Da qui l’idea di una raccolta fotografica, per documentarne la presenza (il più delle volte in stato di abbandono), dalle più antiche e pregiate in mattoni alle più recenti in calcestruzzo o acciaio, per fissarle nella nostra memoria, per toglierle dall’oblio, per suggerirne il recupero e la valorizzazione, anche solo visiva, come un monumento alla memoria di un periodo molto importante della storia della propria città.